Alessandro De Curtis: esplorando la musica (intervista del 06/2009)

 

Nato a Milano nel 1961, ha compiuto gli studi musicali nella sua città con Luciano Bertolini, Eli Perrotta, Ilonka Deckers e successivamente a Parigi con François Joël Thiollier; ha frequentato i corsi di pianoforte e di musica da camera di György Sándor, György Sebok e Sándor Végh in Italia, Svizzera e Inghilterra. Parallelamente ha compiuto gli studi classici, frequentando inoltre il corso di composizione. È stato premiato ed è risultato finalista al Concorso Internazionale Jeunesses Musicales di Belgrado e al Concorso Internazionale G.B.Viotti di Vercelli. Ha debuttato a Milano in Sala Verdi eseguendo il Concerto in mi minore di Chopin con l'Orchestra dei Pomeriggi Musicali. Sin dall'inizio della sua attività concertistica si è dedicato al repertorio solistico, suonando inoltre con numerose orchestre, formazioni cameristiche e ensembles strumentali italiani (tra cui l’Ensemble Novecento e Oltre diretto da Antonio Ballista).  Dal 2004 collabora stabilmente con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Ha tenuto recitals in Germania, Francia, Lussemburgo e nella Repubblica Ceca; si è esibito in una tournée in Giappone e ha suonato per importanti teatri e società concertistiche italiane: Teatro alla Scala, Auditorium-Orchestra Verdi, I Pomeriggi Musicali, Società del Quartetto, Musica nel nostro tempo e Musica e poesia a San Maurizio di Milano, Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma, Auditorium Lingotto-Orchestra Sinfonica Rai e Unione Musicale di Torino, Musica Insieme di Bologna, Amici della Musica e Stagione dei Concerti O.R.T. di Firenze, Società Barattelli di L'Aquila, Festival di Brescia e Bergamo, Amici della Musica di Perugia, Stagione dell'EAOSS di Palermo, Biennale Musica di Venezia, Accademia Chigiana di Siena, Amici della Musica di Vicenza, Teatro Ponchielli e Spazionovecento di Cremona, Estate Musicale Internazionale di Alghero, Ente Concerti di Pesaro, Società del Quartetto di Vercelli, Amici della Musica di Novara, Festival di Musica Contemporanea di Bolzano, Aterforum Festival di Ferrara, Società Filarmonica di Trento, Accademia Filarmonica di Messina, Amici della Musica di Udine, Camerata Musicale Sulmonese. Ha partecipato a tre progetti, "Brahms: L'opera pianistica", "Mozart: Le sonate per pianoforte" e “Beethoven: Le sonate per pianoforte”, in programmazione per numerose associazioni concertistiche italiane. Ha collaborato con Ottavia Piccolo e con Giulia Lazzarini, eseguendo, oltre ad alcune opere prime, l'integrale dei melologhi per voce recitante e pianoforte di Richard Strauss e Franz Liszt. Ha suonato come solista con l'orchestra, e con ensemble, opere di Mozart, Beethoven, Chopin, Saint-Saëns, Skrjabin, De Falla, Gershwin, Poulenc e del repertorio contemporaneo. Presso l'Auditorium di Milano, in stagione con alcuni dei nomi più prestigiosi del concertismo internazionale, ha suonato il Concerto di Skrjabin con l'Orchestra Verdi diretta da Vladimir Jurowski. Oltre ad aver effettuato numerose registrazioni per la televisione e per la radio italiana, ha inciso per Ricordi, Arts, La Bottega Discantica e ASdisc. Dall’inizio degli anni novanta ha intrapreso un’attività didattica dedicata alla musica da camera e successivamente al pianoforte; nel 1995 è tra i vincitori dei Concorsi Ministeriali abilitanti al ruolo per i Conservatori: ha insegnato presso i Conservatori di Milano, Verona, Udine, Cagliari, Parma, Castelfranco Veneto, Alessandria. Attualmente è titolare di cattedra - Pianoforte e Storia e analisi del repertorio II - presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Como. Essendo particolarmente interessato alla divulgazione del repertorio pianistico e all’approfondimento degli aspetti storici e strutturali della musica (in particolare del XIX e XX secolo), ha svolto un’intensa attività come relatore e pianista in seminari sul Novecento e sull’opera di Mozart e di Brahms presso i Conservatori di Brescia, Cagliari, Udine, Alessandria e presso l’Istituto Donizetti di Bergamo. Collabora con alcuni Conservatori italiani proponendo, nell’ambito del nuovo ordinamento universitario, un ciclo di lezioni-concerto sull’intera letteratura pianistica del Novecento.

 


Quali circostanze hanno determinato l’ingresso della musica nella sua vita?

I miei genitori, pur non essendo musicisti, hanno ritenuto che la formazione musicale fosse un contributo importante per la crescita dei propri figli. A sette anni ho incominciato a studiare pianoforte.

 


Quando ha incominciato a capire che la musica sarebbe potuta diventare la sua professione?

A 13/14 anni, ricordo ancora che decisi di proseguire gli studi scolastici con il liceo classico. Ma avevo già l’idea precisa di voler continuare con la musica.

 


Dopo aver compiuto gli studi musicali in Italia si è perfezionato, tra gli altri, con François Joël Thiollier, György Sándor, György Sebok e Sándor Végh, ovvero alcuni dei pianisti e didatti più significativi del panorama musicale internazionale. Cosa hanno significato per lei, artisticamente e didatticamente quei periodi?

L’apertura internazionale è stato un grande stimolo a rivedere e rielaborare le cose imparate sino a quel momento, a confrontarsi con tanti altri allievi stranieri. La scelta più importante però, anche didatticamente, è stato decidere di seguire alcuni docenti per un periodo significativamente lungo (2/3 anni).

 


Ha lavorato con molte orchestre e direttori, quali collaborazioni rimangono tra i suoi ricordi migliori?

Sicuramente l’esordio (Concerto in mi minore di Chopin), avevo vent’anni stavo terminando gli studi e avrei dovuto suonare in una delle sale più importanti di Milano (Sala Verdi). Senz’altro anche la collaborazione costante con l’orchestra nazionale della RAI (musica contemporanea) e l’esecuzione del Concerto di Skrjabin (Jurowski, direttore) sono state esperienze importanti degli ultimi anni.

 


Ha suonato con numerose formazioni cameristiche ed ensembles strumentali, come l’Ensemble Novecento e oltre, cosa significa per lei fare musica da camera?

Sono stato per anni docente di musica da camera in conservatorio. L’esperienza del suonare insieme è forse la più importante per la formazione di un musicista: attraverso lo scambio reciproco con gli altri la musica acquisisce una dimensione di comunicazione straordinaria.

 


Ha inciso molti dischi per la Ricordi, Arts, La Bottega Discantica e ASdisc. Quale incisione le ha dato maggiore soddisfazione?

Devo dire che non ho un particolare interesse verso il mondo discografico. A volte può essere utile incidere un CD, può aiutarti a presentarti meglio o può suggerire l’ascolto e l’interesse verso una produzione meno conosciuta. Non mi piace l’idea di “fissare” un’esecuzione nel tempo. Inoltre da anni ormai il mercato discografico è saturo: è stato inciso di tutto e da tutti.

 


Ha un progetto di incisione che le sta particolarmente a cuore?

Fermo restando la mia poca predisposizione all’incisione, la mia preferenza va sempre a due compositori: Chopin e Brahms. L’integrale delle Ballate di Chopin e dei Klavierstücke di Brahms potrebbero essere una mia priorità, sono brani che studio ed eseguo da molti anni.

 


Quali sono secondo lei le doti che distinguono un bravo musicista da un interprete eccezionale?

L’interprete eccezionale è colui che riesce a creare l’eccezione, riesce cioè a essere unico e a proporre qualche cosa di non ancora ascoltato. A patto però che non venga forzato e travisato ciò che il compositore ha scritto.

 


Attualmente, è titolare della Cattedra di Pianoforte e Storia e Analisi del repertorio presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Como. Quindi oltre che concertista, didatta. Come concilia il concertismo con l’insegnamento? E quali soddisfazioni le danno?

Le due cose sono assolutamente compatibili per due motivi: 1 l’impegno in conservatorio è modesto in termini di tempo, 2 in questi anni non esiste musicista (artisti di grande fama internazionale a parte) che abbia l’agenda così piena di impegni artistici da non poter conciliare le due cose.

 


Collabora con importanti Conservatori italiani portando avanti un progetto di lezioni-concerto sull’intera letteratura pianistica del Novecento e non solo. Come è nata questa idea?

Da sempre sono stato mosso dalla curiosità e dalla ricerca, penso inoltre che sia dovere di ogni musicista conoscere a fondo la letteratura del proprio strumento. Certo, nel caso del pianoforte potrebbe non bastare una vita intera.

 


Affermarsi nel panorama musicale per i giovani musicisti è sempre più difficile, lei come didatta e concertista, quali suggerimenti si sente di dare a chi voglia intraprendere la carriera musicale?

Smettere di partecipare ai concorsi e concentrarsi su progetti originali, ma la vera differenza è determinata dall’entrare in contatto con il maggior numero possibile di addetti ai lavori.

 


Quali sono i suoi progetti per l’immediato futuro?

Da anni ormai propongo un tipo di recital particolare, ai suoni accosto le parole e le immagini. Penso che chi ascolta abbia la necessità di capire meglio le motivazioni e le circostanze che hanno spinto un’artista a concepire una determinata opera. Per quest’anno e per il 2010 ho due progetti già attivi: “Chopin: genio e zal” e “Schumann, ovvero la poesia della musica”, entrambi creati per il bicentenario della nascita (2010) dei due compositori. Per il 2011 è in cantiere un progetto su Liszt. In ottobre 2009 ritorno su RAI 3 con un recital dedicato alla notte.

 


Per Beethoven “La musica è la rivelazione più profonda di ogni saggezza. Chi penetra il senso della Musica potrà liberarsi da tutte le miserie in cui si trascinano tutti gli uomini”. Come la musica ha cambiato il suo modo di essere uomo?

La musica mi ha fatto capire che esiste un linguaggio universale, il suono, che può essere un chiave d’accesso e di comprensione tra la gente. L’esperienza del suonare e del “sentire insieme” crea temporaneamente un’esperienza speciale e parallela alla vita di tutti i giorni. E’ come avere la possibilità di creare un mondo in cui rifugiarsi o identificarsi: il difficile è sapersi mettere in sintonia, ovvero essere pronti all’ascolto.