Paolo Restani: intimi contrasti (intervista del 09/2008)

Voce flebile, estrema dolcezza. Se non lo avessi incontrato personalmente, nel sentire solo la sua voce, avrei immaginato un uomo fisicamente fragile, sensibile ed isolato dal mondo come un eremita: l'artista e il suo pianoforte. Un estremo contrasto tra le impressioni emerse dall'intervista ed il primo incontro avuto con Paolo Restani in occasione del suo concerto tenutosi a Grottammare nel 2007 durante i festeggiamenti per ricordare la permanenza di Franz Liszt nella cittadina medievale. Uomo alto, spalle larghe, occhi azzurri e folta chioma dorata, un'estrema padronanza di se mentre suona nell'intima chiesa di Santa Lucia gli Studi Trascendentali con una profondità di lettura che ne evidenzia l'intima sensibilità. Nonostante i suoi successi, ha mantenuto una semplicità nel porsi che si contrappone alla sua esuberanza virtuosistica. Talento precoce, ha dato il suo primo recital a 12 anni e a 16 anni ha debuttato all'Accademia di Santa Cecilia a Roma ottenendo uno straordinario successo. Nato nel 1967, ha studiato con Vincenzo Vitale, Gerhard Oppitz, Peter Lang e composizione con Bruno Bettinelli e Paolo Arcà. È un interprete eccelso soprattutto del repertorio romantico, dove il suo virtuosismo richiama inevitabilmente alla memoria i più grandi interpreti della tradizione pianistica. Nelle sue esecuzioni di Chopin a Francoforte, nel 1996, si evidenziano sorprendenti affinità con Vladimir Horowitz, per il timbro e la ricchezza di colori ed una chiarezza della melodia. Nel 2005 riceve il "Premio della Critica Argentina" quale migliore interprete dell'anno per la musica classica. Viene invitato ogni anno a prestigiosi Festival a Buenos Aires "Festival Martha Argerich, a Ravenna Festival, Rossini Opera Festival di Pesaro, Settembre Musica di Torino, Festival Pianistico Internazionale "Arturo Benedetti Michelangeli" di Brescia e Bergamo, Festival Romaeuropea, Ljubljana Festival, Jornadas Internacionales de piano di Oviedo, Asturias Festival. Tra i recitals delle recenti stagioni si ricordano: Grosser Musikvereinsaal di Vienna, Konzertaus di Berlino, Prinzregententheatrer di Monaco di Baviera, Londra, Bruxelles, Mosca, Francoforte, Santiago del Cile, Teatro della Scala di Milano, Teatro La Fenice di Venezia, Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Teatro San Carlo di Napoli, Arena di Verona, Concerti del Quirinale Radio 3. Solista con importanti orchestre Nazionali: Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Orchestra Sinfonica Nazionale Rai, Orchestra Teatro della Scala di Milano, Orchestra Teatro La Fenice di Venezia, Orchestra Teatro San Carlo di Napoli, Orchestra Arena di Verona, Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. All'estero Berlines Symphoniker, Orchestra Filarmonica di Kiev, Chamber Orchestra Kremlin. Tra le incisioni i dodici etudes d'Exécution Trascendante e gli Studi da Concerto di Liszt, i Preludi di Rachmaninoff, l'integrale dei concerti di Field e l'opera per pianoforte solo di Brhams.


Come è stata la sua infanzia, ricorda un momento o un luogo che, rimasto impresso nella sua memoria, le crea ancora delle forti emozioni?

Ho passato un'infanzia così tranquilla e serena, non ricordo qualcosa di particolare, neanche un motivo che mi riconduca a ciò che ho sempre amato: la musica. In casa mia c'è sempre stata una fascinazione per l'arte, ricordo che mio padre e mia madre, nelle loro conversazioni, convenivano che avrei dovuto suonare uno strumento e mentre li ascoltavo percepivo quanto fosse forte in loro l'idea e il desiderio di condivisione dell'arte e della musica. Non sono mai emerse espressioni che potessero ricondurre a velleità per il successo o alla maestosità della carriera concertistica, ma un interesse semplice per la disciplina, lo studio di un'arte. Mio Padre, che oggi ha oltre settant'anni ha sempre manifestato una passione per l'arte, riconducibile credo, ad una sottile sensibilità, una umiltà che sfociava in un nonsochè di semplicità e rispetto per la spiritualità. Non mi hanno mai spaventato gli impegni e una dedizione totale verso la musica. Le paure passano quando ci si pone con umiltà senza timori verso un'arte così maestosa.


Quando interpreta un compositore, si concentra immediatamente sulla tecnica o per lei è indispensabile approfondire la conoscenza dell'artista e della sua musica, capirne l'essenza, il significato più profondo, prima di immergersi nello studio?

La tecnica non la ricordo più, io cammino ed esploro, nasce il pensiero musicale sorretto dalla cultura, dalla biografia dei compositori, ma poi le tante esperienze vissute nel corso della vita si riversano sullo studio e riescono ad amplificare tutto facendo convertere le sensazioni e i sentimenti più profondi. Si sente la verità di quello che il compositore ambiva trasmettere.


Come vive un pianista classico nel mondo moderno. Si sente un uomo del passato o un uomo che scava nel passato per trovare il suo presente?

Io in questo mondo ci sto bene, sono un ricercatore che cerca qualcosa nella musica, e può trovare il proprio spazio ovunque. I problemi di oggi sono gli stessi del periodo romantico, ciò che si sta facendo oggi ha a che fare con tanti secoli fa. Il linguaggio della musica si sente così attuale e moderno che bisogna adattarsi alla realtà.


Come interpreta il mondo, ha un luogo dove riesce a trovare la pace e se stesso?

No. Solo dentro di me. Dipende da come si sta dentro, il mio stato d'animo è legato alle mie emozioni e sensazioni, non importa il luogo se è brutto o bello, è come io lo vivo e lo sento.


Un musicista affermato come lei, impegnato nella costruzione di un percorso grandioso, sa amare solo se stesso e la sua arte o è capace di provare l'esaltazione della propria ispirazione anche nell'amore verso una donna?

Si cerca l'ispirazione soprattutto negli altri, quando, ad esempio, si parla di un compositore come liszt, la condivisione con una donna è fondamentale. Non solo della musica, ma di tutto: gioie e dolori, la solitudine non è umana.


Quanto sono state importanti per Liszt, le donne?

Liszt non riusciva a stare solo; ed attirava molte donne, alcune sono state di primaria importanza. Lui cerca la donna che sia tutto: l'infermiera, la moglie, l'amante. La d'Agoult è stata molto importante, lo ha aiutato, era molto colta, e così anche Carolyne, si è affidato alla conoscenza e cultura di queste due donne, perchè c'è sempre un momento in cui si torna a casa.  


Un suo commento a queste frasi di Liszt:

  • Non cercare di sapere: il tuo destino è l'incertezza
  • Oro colato, se uno vuole sapere il proprio destino muore ansioso, si deve vivere nel presente senza ansie, lasciare un segno senza sapere se verrà capito.
  • Non cercare di potere: il tuo destino è la debolezza
  • Nella frase di Liszt sento la retorica romantica, se una persona vuole qualche cosa, almeno sulla buona strada c'è; potere è voler potere, c'è una sfumatura in entrambe le parole, ci vuole fermezza per esserci.
  • Non cercare di godere: il tuo destino è la rinuncia
  • Se queste parole le contestualizziamo nella spiritualità di Liszt, sono frasi che si rifanno al pensiero cristiano. Sono dette da una persona che ha già intrapreso un percorso spirituale.


Quale di queste frasi sente più sua?

La prima, le altre due sono masochiste  


Quale musicista e quali brani le hanno lasciato emozioni forti ed indelebili?

Tutti con estrema sincerità, li sento tutti legati ad un momento, ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa di importante.


Quando suona Dio è con lei o dentro di lei?

Credo sia dentro di me, è una domanda sottile, mi riguarda così intimamente da avere le vertigini


A cosa ha rinunciato per la musica?

Chi si dedica con costanza e coerenza a qualsiasi passione, rinuncia a qualcosa. È un lavoro che non consente distrazioni. La mia risposta è sincera, si rinuncia ma non si sa a cosa, è un mare di energie sottratte non so a che cosa. La dedizione alla musica ha partecipato a forgiare il mio carattere.


Le nuove sfide per il futuro…

Continuare ad amare la musica. È come nelle storie d'amore, sapere di potere amare. Tutto questo deve essere sostenuto da un amore profondo.